Che cos’è la dipendenza affettiva?

Parlare di dipendenza affettiva ci porta all’interno della sfera relazionale della condizione umana. Nello specifico con questo termine si vuole indicare una modalità di “stare in relazione con” estremamente rigida e stereotipata, basata su un sistema di controllo della relazione che porta l’individuo verso la perdita della propria libertà. Di seguito descriverò brevemente quattro forme assunte dalla dipendenza affettiva  seguendo lo schema proposto dallo  psicoterapeuta  Borgioni.

1 Forma Passivo – dipendente

In questa forma il dipendente affettivo considera il partner come la colonna, su cui poter basare la completa regolazione della propria personalità. Grazie al partner vengono tenuti sotto controllo stati d’angoscia e paure al fine di promuovere invece una maggiore autostima e fiducia in se stessi. L’altro diventa quindi un polo centrale su cui far convergere tutte le emozioni forti, passione, rabbia, odio e tristezza, “unico motivo per potersi sentire eccitati e vivi”come affermato da Borgioni. La persona dipendente in questa modalità relazionale si sottovaluta estremamente, attribuendosi mancante di qualità invece possedute, ma ancora non sviluppate perché non coltivate. La credenza alla base di questa modalità di rapporto può essere individuata nelle parole di E. Fromm: “Ti amo perché ho bisogno di te”, quando si riferisce ad un amore ancora immaturo. La persona dipendente infatti rende l’altro indispensabile  per la propria sopravvivenza, attribuendogli il ruolo di  proprio salvatore; anche se questa è solo un’illusione.  Il dipendente affettivo si sente incapace di fare a meno del partner mentre percepisce il partner come perfettamente in grado di fare a meno di lui. Questa modalità relazionale si basa su un grande squilibrio del potere personale nella relazione. L’altro viene percepito come fonte di perfezione, possessore di tutte quelle caratteristiche di cui il dipendente affettivo si sente privo, come fiducia, autonomia sicurezza, capacità di autoaffermazione.  La paura della separazione diventa allora l’evento maggiormente temuto, e al fine di evitarlo la persona metterà in atto tutti i tentativi possibili pur di mantenere saldo il legame. Per questo atteggiamento spesso le persone con dipendenza affettiva si trovano a vivere relazioni difficili che a volte possono portare a derive violente.

2 Forma Co – dipendente

La persona codipendente genera legami con persone che si trovano in uno stato di bisogno e che necessitano assolutamente di essere aiutati. Questi tipi di legami sono stati studiati durante l’analisi delle relazioni di persone in difficoltà, dipendenti da alcol o da droghe. Spesso queste relazioni seguono copioni simili, il codipendente incontra il partner mentre sta attraversando un momento problematico. L’uso ripetuto di alcol o sostanze genera spesso una serie di difficoltà importanti come la perdita del lavoro, problemi economici, ritiro sociale, compromissione dello stato di salute e infine si può arrivare anche all’emergere della depressione. Di fronte a questa situazione di estrema necessità il codipendente interviene in aiuto del partner facendosi carico della situazione. Alla base di questo comportamento d’aiuto possiamo trovare la possibilità per il codipendente di sentirsi importante, buono, unico, speciale ed insostituibile. La tremenda paura dell’abbandono che caratterizza ogni dipendente affettivo trova così una decisiva risposta. La credenza di base in questo caso potrebbe essere:”Visto che l’altro ha così tanto bisogno di me, e fino a che ne avrà, sicuramente non mi lascerà mai”. Il sentimento che accompagna questa modalità relazionale è la presenza di una grande speranza, la speranza che con la sola forza del proprio amore l’altro potrà guarire completamente. Questo porta  spesso il codipendente ad assumersi pesi enormi, non propri, e a vivere situazioni di estrema sofferenza.

 

3 Forma Aggressivo – dipendente

La forma aggressivo dipendente esprime l’aspetto “ombra” della dipendenza, il suo lato negativo pieno di rabbia e rancore. Questa modalità relazionale si verifica quando un dipendente affettivo incontra un’ altro dipendente affettivo. All’interno di questa coppia una personalità esprimerà l’aspetto più masochista, mentre l’altra grazie a questo atteggiamento del partner potrà  dare libero sfogo alle sue manifestazioni più aggressive, dominando la relazione e scaricando sul compagno tutte le rabbie subite. Questo tipo di legame è caratterizzato da una conflittualità cronica, dove sentimenti di svalutazione e rabbia vengono continuamente rivolti sia verso il compagno che verso se stessi. La dipendenza qui si basa sul legame in sé, considerato come unica possibilità, perché tanto non sarebbe possibile trovarne di migliori. Il sentimento prevalente che accompagna il dipendente affettivo in queste relazioni è il disprezzo. La credenza di fondo che caratterizza queste relazioni è: “lui/lei non sarà mai capace di prendersi cura di me come in realtà avrei veramente bisogno, ed io non riuscirò mai ad avere cura dell’altro”. La persona in questa relazione si percepisce come immeritevole e non in grado di permettersi qualcosa di meglio nella sfera della relazione amorosa, e pur di non perdere il legame, rimane in questa situazione di stagno affettivo.  Ricordiamoci però che queste modalità relazionali possono essere trasformate.

4 Forma Contro – dipendente

Nella forma contro-dipendente emerge la paura del legame, e questa a sua volta genera in risposta comportamenti di evitamento e fuga. Il contro dipendente ad un certo punto della relazione, quando l’altro inizia ad esprimere i propri bisogni, si dilegua dalla coppia, semplicemente scompare, perché ha imparato a rendersi affettivamente non disponibile a qualunque rapporto più intimo. Il contro dipendente non può permettersi di coinvolgersi realmente in una relazione perché correrebbe un rischio troppo grande per lui, quello di essere abbandonato. Questo tipo di dolore riaprirebbe ferite molto antiche che il contro dipendente cerca in tutti i modi di tenere chiuse. E’presente una estrema difficoltà a vivere pienamente le emozioni, egli infatti non riesce a percepire una vera tristezza, una vera rabbia, fatica a piangere e non riesce a vivere nemmeno una vera gioia. Questa difficoltà ad accedere alle proprie emozioni lo ostacola anche nel riuscire a percepire quelle degli altri. Egli costruisce le sue relazioni in funzione di se stesso, non potendo utilizzare nessuna capacità empatica, privo di sensibilità interpersonale, tende ad utilizzare l’altro come un oggetto  ammirante e  a sottometterlo al proprio egoismo. Il contro dipendente ricerca l’altro “solo per trovare una conferma alla potenza della propria immagine e per ristabilire ogni volta la sua superiorità” così come affermato dallo stesso Borgioni. I partner che accettano queste condizioni relazionali sono molto spesso i dipendenti affettivi della forma passivo dipendente. I contro dipendenti infatti incarnano le caratteristiche che questi ultimi vorrebbero possedere, ma di cui si sentono privi perché spesso essi appaiono come persone molto sicure di sé, autonome, in vista che amano farsi notare e che possono raggiungere un buon livello di successo dal punto di vista lavorativo. Anche questa modalità relazionale porta con sé una buona dose di sofferenza, in quanto entrambi i partner sono chiusi in forme di controllo relazionale rigide che non permettono l’espressione di tutte le parti di sé.

Ogniqualvolta l’essere umano non riesce ad esprimere tutte le sue parti, i suoi bisogni ed i suoi veri desideri, perde una parte della propria ricchezza ed unicità.  In psicosintesi queste parti assumono un nome specifico, vengono chiamate sub-personalità,  esse nascono dai nostri bisogni più intimi e percorrono un vero e proprio cammino evolutivo all’interno della nostra personalità andando ad arricchire e colorare il nostro teatro interiore. Ogni sub-personalità può essere paragonata ad una “personcina” dentro di noi con propri  pensieri, emozioni, desideri e bisogni; esse nascono in aiuto all’adattamento alla vita, ma non sempre possiedono obiettivi comuni, ed è questo spesso fonte di sentimenti contrastanti nel nostro animo. La scoperta di questi attori interiori può aiutarci a portare luce e consapevolezza là dove prima dominavano ombre e automatismi. Ecco che attraverso queste nuove conoscenze la libertà trova gradualmente sempre più respiro, restituendo ossigeno al processo di sintesi che permea il nostro cammino evolutivo. A questo proposito concludo riportando un altro principio tanto caro ad Assagioli, parlo della legge di polarità che vede nell’espressione delle tendenze opposte del nostro animo, la chiave che permettere lo scorrere pulsante della vita. Il principio di sintesi fonda le sue radici proprio in questa legge, che vede nell’oscillazione fra queste due parti, la nascita del processo creativo, che apre le porte verso la scoperta di un terzo polo, composto da  nuovi orizzonti e possibilità prima sconosciute. Lavorare sul tema della dipendenza può portare anche ad incontrare la legge di polarità, che vede da un lato, un polo legato al bisogno di dipendenza, vicinanza mentre nel lato opposto, un polo legato al bisogno di autoaffermazione, separazione. Lo sviluppo di una individualità più matura risiede proprio nel saper stare in questa dinamica, permettendo l’espressione di entrambe le posizioni a seconda dei contesi e delle vicissitudini, per poter dar vita ad un terzo polo più evoluto e funzionale, la posizione di interdipendenza come base per un sano sviluppo affettivo. Il cammino della psicosintesi può così aiutare l’uomo a cercare le sue parti smarrite  restituendo loro voce e ascolto, generando nuove possibilità di vita, affinché possa ritrovare maggiore armonia ed equilibrio.

Dott.ssa Giulia Mazzoni –  Psicologa

mazzoni28@yahoo.it

Bibliografia

Assagioli R., Psicosintesi Per l’armonia della vita, Roma, Astrolabio, 1993.

Borgioni M., Dipendenza e contro dipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota, Roma, Alpes, 2105.

Caretti, V., La Barbera, D., Le dipendenze patologiche clinica e psicopatologia, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2005.

SINTESI studi di Psicoterapia Psicosintetica, Disturbi di Personalità, Firenze, Edizioni S.I.P.T, 2003.