Ascoltando un uomo anziano…

Per curare e ascoltare l’uomo e la donna anziani (>65 anni), sia essa una cura medica o psicoterapeutica bisogna dapprima riflettere sul senso della vecchiaia, e solo dopo averne riscoperto la ricchezza, si può instaurare una relazione terapeutica che tenga conto dei principi, dei metodi, delle tecniche della psicosintesi terapeutica, nel rispetto dell’individualità del paziente e di quella del terapeuta, e infine nel rispetto di un diritto importante dell’uomo anziano, che è il diritto della vulnerabilità (Rosselli, 2003, 2017).

Il significato della vecchiaia e le sue caratteristiche

“Ogni età non è per se stessa inferiore o superiore alle altre”; ma presenta “aspetti armonici o disarmonici; creativi o costruttivi, oppure passivi, sterili, o addirittura distruttivi” (Assagioli). Come scrive Ram Dass (2005) “La  saggezza è una delle poche cose che nella vita non diminuisce con l’età”, insieme alla memoria del cuore. Assagioli non omette di descrivere le caratteristiche negative della vecchiaia, come l’eccessiva importanza data alle limitazioni e ai disturbi fisici; o il restringimento del campo di interessi; l’attaccamento al passato, la nostalgia e il rimpianto del passato (che spesso non era affatto buono!). I vecchi con le loro vecchie storie, con le loro noiose e ripetitive narrazioni celebrano l’indistruttibile singolarità del loro carattere. È importante considerare il fenomeno della vecchiaia come un fenomeno archetipico, con i suoi miti  e i suoi significati. L’immagine che rimane di noi, quel modo unico di essere e fare che lasciamo nella mente di altri, continua ad agire sugli altri, nell’aneddotica, nei ricordi, nei sogni: come modello ideale, come voce guida, come antenato protettivo. Si può invecchiare lasciando andare atteggiamenti e interpretazioni sul corpo e sulla mente sopravissuti al loro periodo di utilità. Poiché il nostro corpo e la nostra mente funzionano in un modo che i nostri precedenti atteggiamenti non sono in grado di comprendere, ci vediamo soltanto disfunzione, decadenza e morte. Di qui la paura e l’odio per quello che ci sta capitando, per quello che siamo, per il nostro cuore, la nostra sessualità, la nostra pelle, le nostre ossa, la nostra anima che cambia. E’ possibile disidentificarsi dalle proprie età psicologiche e biologiche, vivendole come compiti da assumere e svolgere, come parti da recitare, alcune di esse non più utili. Si può concludere che la patologia principale della vecchiaia è l’idea che ne abbiamo.“Invecchiare non è un accidente. È una necessità della condizione umana; ed è l’anima a volerlo” (Hillman, 2007).

Ascolto psicosintetico di un uomo anziano

Il titolo della relazione di Barbara Probst (2002), “Oltre le parole, il sentire”, riassume quello che ho provato e ciò che mi hanno insegnato i brevi e a volte unici incontri con le persone anziane durante l’attività di guardia medica, nelle loro case, come il signore allettato da anni a causa di un ictus: non può comunicare con le parole ma lo fa con gli occhi e con il cuore; si commuove al mio complimento sulla bellezza e gentilezza di sua moglie che si prendeva cura di lui in modo attento ed amorevole, seppure nella sofferenza di quel presente. Mi colpisce la sua incredibile presenza e consapevolezza, e come in pochi minuti la relazione sia diventata profonda e vera, come “lo sciogliersi di un’anima nell’incontro con lo sciogliersi di un’altra anima” (Alberti, 2016).  Risuonano le parole di Ram Dass riguardo alla sua esperienza dell’ictus: egli si considera come un’anima che sta osservando l’esperienza di sé alle prese con le conseguenze di un’emorragia cerebrale. Adottando questa prospettiva si diventa attivi, coraggiosi, di fronte alla inevitabile vecchiaia.

Viviana Fratarcangeli

Medico e Psicoterapeuta psicosintetica

viviana.f.79@virgilio.it

Bibliografia

  1. Rosselli M. Le due facce della maschera e i disturbi di personalità: verso una psicopatologia in senso psicosintetico. In “Disturbi della personalità”-Collana Sintesi ed. SIPT, 2003.
  2. Ram Dass. Cambiamenti. Accettare la vecchiaia e riscoprirne la ricchezza. Casa editrice Corbaccio, Milano, 2005.
  3. Assagioli R. Il conflitto tra le generazioni e la psicosintesi delle età. Collana di scritti e inediti di Roberto Assagioli a cura dell’Istituto di Psicosintesi di Firenze.
  4. Morbidelli E. Considerazioni introduttive e L’ultimo dono, riflessioni sull’eziopatogenesi della Malattia di Alzheimer. In rivista di psicosintesi terapeutica, Numero 24, Anno XII, settembre 2011, editoriale di Alberto Alberti. La persona malata di demenza. Sguardo multidimensionale attraverso la complessità.
  5. Hillman J. La  forza del carattere. Gli Adelphi. 2007.
  6. Probst B. “Oltre le parole, il sentire” relazione tenuta da al convegno SIPT sul tema “I nuovi rituali: i tempi che cambiano, come cambia la psicoterapia?”, Firenze, 2001. In rivista di Psicosintesi Terapeutica Anno III, Numero 6, settembre 2002.
  7. Alberti A. L’ uomo che soffre. L’uomo che cura.  L’UOMO EDIZIONI. Firenze, 2016, pag. 157.